DISPEPSIA O CATTIVA DIGESTIONE?

È uno dei disturbi più comuni, nonché una delle prime ragioni che portano le persone nello studio del medico. Anche se non rischiosa per la salute e spesso determinata da un pasto troppo abbondante, la dispepsia può creare un significativo disagio. Ecco come affrontarla:

Dispepsia: che cosa è?

Un nome breve, un'etimologia semplice, per un disturbo che spesso così semplice non è, né da sopportare né da caratterizzare né, tanto meno, da comprendere nella sua natura e origine fisiopatologica, soprattutto quando tende a ripresentarsi spesso o a persistere in modo cronico.

La dispepsia (dal greco "dys", difficile, e "pepsis", digestione, anche se il termine è stato coniato verso la fine del XVIII secolo) è, infatti, una manifestazione caratterizzata da un ventaglio abbastanza ampio e variegato di sintomi, che nella maggioranza dei casi sono di tipo "aspecifico", ossia riferibili a innumerevoli possibili disturbi sottostanti o, addirittura, a nessun disturbo riconoscibile con le comuni indagini diagnostiche.

Nel primo caso, si parla di "dispepsia organica" e la sua cura varia in funzione della causa evidenziata attraverso la visita medica e alcuni esami del sangue e strumentali. Nel secondo caso, si parla di "dispepsia funzionale" e, qui, la gestione un po' annaspa dal momento che, non riuscendo a capire perché si manifesta, per attenuarla si deve procedere un po' a "tentoni", modificando la dieta e lo stile di vita e ricorrendo, se necessario, a farmaci che possono aiutare a digerire meglio, ridurre i sintomi più fastidiosi e/o alleviare ansia e stress, due noti nemici del benessere di stomaco e intestino, oltre che della salute psichica e fisica su molti altri fronti.

Ma procediamo con ordine...

Dispepsia: che cos'è e quali sono le cause

La dispepsia è uno dei disturbi più comuni nella popolazione generale, nonché uno di quelli più spesso segnalati ai medici di ogni epoca. Di dispepsia scrivevano già storici padri della medicina come Ippocrate, tra il V e IV secolo a.C., e Galeno, qualche secolo più tardi, nonostante le abitudini alimentari e lo stile di vita di quei tempi fossero ben lontani da quelli attuali, così come, probabilmente, la presenza di intolleranze alimentari e dei sintomi fisici correlati.

In base ai dati epidemiologici, oggi, di dispepsia soffre una buona parte della popolazione mondiale di ogni età (quindi anche bambini), livello di istruzione ed estrazione sociale, risultando tuttavia più frequente tra le donne, tra chi ha l'abitudine al fumo e tra chi assume farmaci ad uso cronico o per periodi molto lunghi di tempo.

I principali disturbi organici che possono essere all'origine di una dispepsia persistente comprendono la gastrite, il reflusso gastroesofageo, l'infezione da Helicobacter pylori, l'ulcera gastrica o duodenale, l'esofagite, la stitichezza, la presenza di calcoli alla cistifellea o un’ostruzione delle vie biliari (la bile, composto a base di acqua e altre sostanze, tra cui il colesterolo, è essenziale per la digestione dei grassi), le alterazioni della funzionalità del fegato o del pancreas (che, per esempio, possono determinare la carenza di enzimi digestivi necessari per l’assorbimento di grassi, zuccheri e proteine), le alterazioni della funzionalità del fegato o del pancreas, la pancreatite cronica, la sindrome del colon irritabile, le alterazioni della motilità gastrointestinale fino alla paralisi di stomaco o intestino (gastroparesi, ileo paralitico), la riduzione dell'irrorazione sanguigna dell'intestino (ischemia intestinale), la celiachia e le intolleranze (ma anche le allergie) alimentari e il tumore allo stomaco. Anche un’infezione gastroenterica (molte volte, quando di origine virale, impropriamente e popolarmente definita influenza gastrointestinale), spesso associata a diarrea, sembra possa contribuire alla comparsa di dispepsia.

Ci sono, inoltre, fasi della vita, soprattutto di quella femminile, in cui ci si può trovare a fare i conti con una difficoltà a digerire. In gravidanza, per esempio, molte donne possono avere questo problema, così come in menopausa: in queste fasi il corpo deve affrontare una serie di cambiamenti, soprattutto a livello ormonale, che possono incidere anche sul sistema digerente.

Per aiutare il medico a orientarsi nella diagnosi, è fondamentale descrivere nel modo più accurato possibile tipologia, severità e frequenza dei sintomi sperimentati, tempi e modalità di insorgenza prima, durante o dopo i pasti; durante il giorno o di notte; in concomitanza con l'assunzione di determinati alimenti o con specifici stati d'animo ecc. e loro durata. Inoltre, è fondamentale illustrare al medico le proprie abitudini alimentari e di stile di vita (attività fisica, fumo, assunzione di alcolici, attività professionale svolta ecc.), ricordargli eventuali altre patologie di cui si soffre o di recente insorgenza e le relative terapie assunte per la loro cura, compresi farmaci da banco, rimedi naturali e integratori, nonché la possibile familiarità per disturbi gastroenterici di vario tipo.

Su queste basi, il medico potrà stabilire se è necessario un approfondimento diagnostico per confermare il sospetto di una malattia sottostante specifica da trattare in modo mirato o se il disturbo è di tipo funzionale. A riguardo, va precisato che non è detto che in quest'ultimo caso la sintomatologia sia più lieve. Anzi, non di rado, la "dispepsia funzionale" può creare disagi significativi, soprattutto se è presente anche una componente di ansia o depressione insorta fin dall'inizio o secondariamente a causa della preoccupazione e della riduzione di qualità di vita conseguenti ai sintomi gastroenterici persistenti.

I sintomi della dispepsia

I sintomi della dispepsia possono presentarsi in combinazioni di tipologia e intensità molto variabili da persona a persona e, anche nello stesso soggetto, in diverse occasioni ed epoche della vita.

In generale, comunque, le manifestazioni e sensazioni più tipiche lamentate da chi soffre di problemi digestivi comprendono:

  • senso di sazietà precoce
  • gonfiore addominale
  • peso sullo stomaco o un più generico "fastidio gastrico".

A volte, può essere presente anche una lieve nausea, mentre man mano che la digestione procede (spesso a partire da 30-45 minuti dopo il pasto), possono insorgere bruciore di stomaco, acidità, eruttazioni e rigurgito, pancia gonfia, nonché meteorismo (cioè eccessivo accumulo di gas a livello intestinale) e flatulenza. Questi sintomi possono essere più o meno fastidiosi durante il giorno, mentre diventano molto difficili da sopportare durante la notte (tanto che la difficoltà digestiva può ostacolare il sonno), poiché la posizione sdraiata non aiuta il deflusso del cibo e dei succhi acidi gastrici dallo stomaco verso l'intestino promuovendone, invece, il reflusso verso l'esofago. È sempre consigliabile infatti non mettersi a letto subito dopo i pasti.

A seconda della sintomatologia complessiva e, in particolare, della presenza di "sintomi d'allarme" distintivi il medico potrà indicare l'esecuzione di:

  • esami della funzionalità epatica e pancreatica e delle vie biliari (livelli di transaminasi, enzimi pancreatici e bilirubina nel sangue ecc.) ed eventualmente un'ecografia addominale, se teme la presenza di calcoli alla cistifellea o altre alterazioni a questi livelli, di norma segnalati dalla presenza di dolore colico e nausea (soprattutto a digiuno), in aggiunta alle difficoltà digestive;
  • test finalizzato all'individuazione dell'infezione da Helicobacter pylori, soprattutto se i sintomi lamentati fanno riferimento principalmente allo stomaco e rientrano nella sfera della "gastrite";
  • gastroscopia convenzionale o con videocapsula, se si sospetta la presenza di un'ulcera gastrica,
  • trattamento con farmaci antisecretori come gli inibitori di pompa protonica (PPI) e H2 inibitori  se tra i sintomi frequenti c’è acidità e bruciore anche a livello epigastrico. Se la terapia con PPI funziona e i sintomi regrediscono, probabilmente la dispepsia è accompagnata da MRGE, cioè dal reflusso gastroesofageo;
  • analisi delle feci per identificare possibili infezioni a livello gastrointestinale, queste si prescrivono solitamente sia per determinare la presenza dell'Helicobacter pylori, sia se il paziente soffre spesso di disturbi dell’evacuazione.

RIMEDI CONTRO LA CATTIVA DIGESTIONE

In assenza di interventi specifici, i fastidi gastrici che possono insorgere in chi soffre di dispepsia dopo un pasto medio consumato durante il giorno durano circa 2-3 ore (tempo medio di completo svuotamento dello stomaco), anche se un certo malessere e inappetenza possono persistere più a lungo.

In questo lasso di tempo, si possono avere anche difficoltà di concentrazione e mal di testa, soprattutto se il pasto è stato un po' pesante o se sono stati assunti cibi difficili da digerire, con conseguente calo di resa sul lavoro o nello studio.

Se la dispepsia compare in modo occasionale, per evitare di patire più del dovuto i postumi del pranzo si può ricorrere a farmaci da banco in grado di favorire il processo digestivo e ridurre senso di pesantezza e bruciore di stomaco. Questi rimedi, liberamente acquistabili in farmacia senza ricetta e utilizzabili nel momento del bisogno, contengono principi attivi procinetici, che promuovono il deflusso del cibo verso l'intestino ed esercitano un'azione anti-gonfiore, e sali antiacidi come il bicarbonato di sodio o di calcio.

Quando, invece, la cattiva digestione diventa un fenomeno costante o molto frequente (più di 2-3 volte al mese) o è accompagnata da dolore addominale intenso, nausea e/o vomito è bene rivolgersi al medico per approfondire la situazione e individuare la cura più adatta in funzione della causa del malessere.

A titolo di rassicurazione, va comunque precisato che gran parte dei problemi digestivi comuni non sono legati a gravi malattie, ma dipendono essenzialmente dal fatto di mangiare troppo e male, di concentrare in un solo pasto gran parte degli alimenti assunti durante la giornata, di scegliere cibi pesanti da digerire, nonché dal fatto di mangiare in fretta invece di masticare lentamente (come si dovrebbe sempre fare) e dallo stress della vita quotidiana.

Il primo passo è sicuramente prendersi cura del benessere del proprio intestino prestando la giusta attenzione a ciò che si ingerisce: oltre a ridurre la quantità di cibo ad ogni pasto e oltre distribuire la propria dieta su pranzi e cene più leggeri e spuntini più frequenti, è di fondamentale importanza non trascurare la qualità degli alimenti che costituisce la base della propria alimentazione. Per proteggere la mucosa gastrica e non irritare ulteriormente un intestino già debilitato, è assolutamente necessario eliminare dalla propria routine alimentare alcool e bevande gassate, oltre a quelle contenenti caffeina. Parallelamente, andrebbe monitorata l’assunzione di acqua, per mantenere un buon livello di idratazione.

Ma il problema non è, ovviamente, solo nei liquidi: è bene, per la salute dell’apparato digerente, ridurre anche l’assunzione di cibi grassi e fritti, di olio e di condimenti particolarmente speziati o piccanti. È inoltre un buon consiglio mangiare almeno un paio di porzioni di pesce azzurro a settimana, preferendolo alla carne rossa o particolarmente grassa, e integrare il proprio menù con tipologie variegate di cereali, e differenti tipi di frutta e verdura di stagione. Per combattere le cattive abitudini alimentari, varietà ed equilibrio sono regole auree: non è lo “sgarro” occasionale, ma il percorso nutritivo costruito quotidianamente, poco a poco, a fare la differenza tra una digestione sana e l’accentuarsi del disturbo connesso alla dispepsia.
 

Correggere le cattive abitudini in fatto di alimentazione, e, quando necessario, assumere integratori alimentari o farmaci procinetici da banco per migliorare la digestione è di norma sufficiente per stare meglio. Tuttavia, per combattere i sintomi della dispepsia in forma più lieve, è utile modificare anche le abitudini non connesse direttamente a ciò che si ingerisce, ma anche al modo in cui avviene il processo di digestione. Contrariamente a quanto si pensa, difficilmente il completo digiuno può essere di aiuto nell’attenuare i sintomi di un intestino irritato e dolorante. Molto meglio mangiare poco e bene, e aiutare il processo di scomposizione del cibo con una masticazione lunga e approfondita, piuttosto che digiunare del tutto. Ciascun pasto dovrebbe avere una durata di almeno trenta minuti. Dopo mangiato, può essere utile e salutare una piccola passeggiata, meglio se all’aria aperta; questa buona abitudine è particolarmente raccomandata dopo pasti abbondanti. Al contrario, è assolutamente sconsigliato distendersi o dormire subito dopo i pasti: è bene quindi consumare la cena ad un orario non troppo tardivo, in modo da concedere all’apparato digerente il tempo necessario a concludere l’assimilazione del pasto.

In caso di modesta indigestione occasionale o di problemi digestivi più costanti, ma lievi, possono venire in aiuto anche semplici rimedi naturali, come tisane calde a base di finocchio o infusi di limone e zenzero, o semplici fiori di camomilla. In caso di peso allo stomaco e digestione lenta, lo zenzero è molto utile anche masticato fresco o disidratato, in piccole quantità, poiché stimola la secrezione gastrica, facilitando il processo digestivo e, quindi, lo svuotamento dello stomaco. Dopo un pasto un po' troppo ricco, con sensazione di gonfiore addominale ed eruttazioni può essere utile anche succhiare caramelle alla menta, all'anice o alla liquirizia.